mercoledì 3 giugno 2015

Come controllare i pensieri negativi

Di Pasquale Foglia
Dire pensieri negativi e dire emozioni negative è praticamente la stessa cosa perché sono proprio i pensieri che causano le emozioni. E’ importante imparare a controllare i pensieri negativi poiché essi sono la principale causa della sofferenza. Tutto dipende dalla qualità dei tuoi pensieri! (1) Se per esempio penso a un brutto momento della mia vita si produce un’emozione negativa che mi causa sofferenza; se invece penso a una esperienza piacevole della mia vita provo un’emozione positiva che mi produce gioia.
I pensieri negativi sono tutti quelli che ci separano dagli altri: l’antipatia, la diffidenza, il sospetto, il rancore, l’odio, la gelosia, l’invidia, la crudeltà, la rabbia, l’ansia, l’agitazione, l’avidità, l’insofferenza, l’intolleranza, ecc. Invece i pensieri positivi creano unione con gli altri e sono: la simpatia, la fiducia, la gentilezza, il perdono, l’amore, la comprensione, la compassione, la generosità, la solidarietà, la calma, la pazienza, la flessibilità, la gratitudine, ecc.
In breve, i pensieri negativi rappresentano la perdita della fiducia e dell’amore che causa la paura di vivere, mentre i pensieri positivi sono il riflesso della fiducia e dell’amore e quindi dell’assenza della paura. La paura è appunto assenza di amore e di fiducia nelle proprie forze. Occorre però subito precisare che soltanto l’eccesso di paura è patologico perché è normale, utile ed importante avvertire la paura, magari anche una forte paura, di fronte a pericoli veri.
Purtroppo, l’eccesso di paura deriva quasi sempre da pericoli immaginari o dall’ingigantire i pericoli veri, il che si verifica in presenza di un io fragile, e questo succede quando si è succubi di programmi inconsci acquisiti precocemente i quali scattano automaticamente.   
Ed infatti, la differenza fondamentale tra i pensieri negativi e quelli positivi è che i primi sono involontari o spontanei, ossia vengono da soli, mentre i pensieri positivi sono volontari e quindi necessitano di uno sforzo da parte nostra per produrli, almeno fino a quando non ci siamo abituati a produrli automaticamente. I pensieri negativi inoltre spesso sono compulsivi o costrittivi e quindi sono di natura nevrotica, ossia sono causati dal disadattamento all’ambiente. Va anche detto che i pensieri negativi, provenendo direttamente dall’inconscio o sé istintivo, sono in netto contrasto con la nostra parte conscia e razionale (altrimenti non sarebbero negativi). 
Ma perché ci danno sofferenza? I pensieri negativi ci fanno soffrire perché noi li consideriamo erroneamente opera nostra, ossia ci identifichiamo con essi e con le emozioni che ne conseguono, per cui crediamo che siano veri, crediamo che quei pensieri corrispondano alla realtà, mentre invece sono irreali, e proprio perché sono irreali ci fanno paura: infatti sono i fantasmi della nostra mente.
Quando ci identifichiamo con qualcosa noi ne siamo dominati, ne diventiamo schiavi, non sappiamo liberarcene, e ciò ci fa soffrire. Quindi è molto importante uscire dalla mente (ossia dagli attaccamenti del passato e dalle ansie per il futuro) e vivere nella realtà (ossia nel momento presente) dove non c’è sofferenza perché la sofferenza è  quasi soltanto un fatto mentale. Non è ciò che ci succede che ci fa stare male o bene, ma il modo in cui percepiamo i fatti e come reagiamo ad essi.
Ma da cosa sono prodotti i pensieri negativi? E qual è la loro funzione? La funzione dei pensieri è quella di risolvere i problemi, di risolvere le questioni rimaste in sospeso trovando le soluzioni più opportune. I pensieri sono il prodotto della nostra memoria inconscia (o semplicemente inconscio).
I pensieri sono causati da uno scarico di tensione o di energia elettrica. Se per esempio subiamo un torto assurdo e penoso, noi ci pensiamo continuamente in quanto nel nostro inconscio, o meglio nei circuiti neuronali del nostro cervello, si è creato un accumulo di quell’emozione negativa, sotto forma di vere e proprie molecole biochimiche, che devono essere scaricate, e la loro eliminazione produce i pensieri ricorrenti. Dunque i pensieri sono l’effetto della  tensione elettrica eccessiva e hanno la funzione di ridurla; ed è chiaro che più grande è la tensione, più assillanti sono i pensieri che ne conseguono.
Per scaricare completamente la tensione accumulata (stress), al pensiero dovrebbe seguire l’azione, ma siccome non è possibile uccidere il nemico, e non è possibile dare un pugno al capoufficio o a chi ci ha criticato e alle persone odiose, e non è possibile risolvere i problemi assillanti, né tanto meno trovare un tesoro nascosto o vincere una grossa somma alla lotteria…., la tensione resta dentro e continua a crescere provocando il rimuginamento dei pensieri negativi che si autoreplicano e alimentano essi stessi.
Quando il rimuginamento non riesce ad alleviare la tensione, allora la pressione aumenta trasformandosi in forte ansia e in paura vera e propria che in alcuni soggetti sfocia nel panico, i cui sintomi parossistici scaricano finalmente la tensione e il soggetto sta bene almeno per un certo tempo. La tensione si può paragonare all’energia termica che riscalda l’acqua nella pentola (mente) che evapora lentamente (atto del pensare) fino a che l’acqua entra in ebollizione (panico) facendola fuoriuscire (dalla pentola/mente) a causa della forte pressione (causando tachicardia e sudorazione).
Tutte le cose che ci accadono – per esempio le paure, le perdite, gli insuccessi, le critiche, le aggressioni, le gioie, ecc. – sono registrate nella nostra memoria inconscia con tutta la carica emotiva che le accompagnano, e pertanto più è forte un’emozione, più spesso si riproduce il pensiero corrispondente perché ci vuole più tempo per scaricare la tensione. Quando siamo sereni lo siamo perché non c’è alcun pensiero negativo ad assillarci.
Ora, dato che è il lavorio della mente che produce i pensieri negativi che causano la sofferenza, dobbiamo cercare di sbarazzarcene sostituendoli volontariamente con pensieri positivi, in modo da soffrire il meno possibile. Ecco l’importanza del pensiero positivo! (Ed ecco anche l’importanza di una percezione di sé – altrimenti detta autostima o autoimmagine – non limitata, non ordinaria, ma elevata o superiore). Ma ovviamente non è facile sostituire i pensieri negativi, che sono automatici e involontari, con quelli positivi che richiedono uno sforzo volontario da parte nostra. Se fosse facile, ci sbarazzeremmo rapidamente della sofferenza e dell’infelicità. Tuttavia è possibile sostituire ai pensieri negativi quelli postivi, proprio come è possibile sostituire un’abitudine negativa con una abitudine positiva: ovviamente ci vuole tempo e metodo.
La prima cosa da fare è togliere forza ai pensieri negativi ricordandoci che sono automatici e involontari, ossia che non dipendono da noi e non siamo noi a produrli; e quindi non dobbiamo identificarci con essi, il che significa che non dobbiamo considerarli reali, effettivi, concreti: in parole povere, dobbiamo distaccarci da essi. Osservando i nostri pensieri negativi in modo distaccato, ossia come se non fossero nostri, essi vengono esorcizzati, neutralizzati, devirilizzati, depotenziati, spezzando così la spirale del loro autorafforzamento che si verifica quando li consideriamo veri e reali. 
Ma è davvero possibile osservare i propri pensieri in maniera distaccata? Si è possibile, a condizione che prima di controllare la mente ci ricordiamo che occorre calmare il corpo. E come si calma il corpo? Il corpo si può rilassare calmando il respiro. Occorre concentrarsi sul respiro e averne piena consapevolezza. Abituandoci a concentrarci sul respiro più volte al giorno noi arriviamo addirittura a non pensare ad altro, a non pensare a nulla, ossia otteniamo il vuoto mentale; il che significa liberazione rapida dei neuroni dalla tensione e dalla stanchezza.
Infatti, le emozioni negative come l’ansia, le preoccupazioni, la paura, ecc. tendono a ridurre il respiro – nel panico addirittura vi è sensazione di soffocamento! – rendendolo molto superficiale e quindi poco efficace, il che causa stanchezza e stress in quanto la funzione della respirazione è proprio quella di fornire l’energia alle cellule di tutto l’organismo in modo continuo e regolare. Invece le emozioni positive come la gioia, le risate, la spensieratezza ecc. liberano e stimolano i muscoli del respiro che diventa profondo o addominale, e ciò ovviamente ci fa sentire più vitali. Prova ne il fatto che quando corriamo o siamo costretti a fuggire o a combattere (sotto l’effetto di una scarica di adrenalina) il respiro diventa molto veloce e profondo – il diaframma sobbalza – proprio perché occorre fornire molte energie ai muscoli delle gambe e delle braccia (l’ossidazione degli zuccheri avviene in modo più rapido).
Facendo spesso alcuni respiri profondi e lenti, introduciamo più ossigeno nei polmoni e nel sangue, e calmiamo la mente e il corpo fornendogli l’energia vitale necessaria, e allo stesso tempo scarichiamo le scorie metaboliche (soprattutto CO2) e così, magicamente, scompare sia la tensione che la stanchezza. In tal modo i pensieri automatici non sono più carichi di tensione, non sono più virulenti, ma depotenziati, e quindi non sono più in grado di deprimerci e di farci stare male.
Una volta ottenuto il vuoto mentale attraverso la concentrazione sul respiro, è facile diventare osservatori distaccati dei propri pensieri negativi e delle corrispondenti emozioni e quindi, a quel punto, siamo in grado di sostituire i pensieri negativi, ormai devitalizzati, con quelli positivi antagonisti e potenzianti, per esempio con un mantra. Un mantra è una frase ripetuta spesso con forte intensità emotiva; e proprio per effetto delle ripetizioni e del coinvolgimento dei cinque sensi, raggiunge facilmente l’inconscio diventando una suggestione molto potente. (In sostanza viene creata rapidamente una nuova via neuronale). L’inconscio, inoltre, viene raggiunto più facilmente proprio grazie al respiro consapevole in quanto le onde cerebrali passano dalla forma beta della veglia in cui si è molto coscienti, alla forma alpha che precede il sonno.
In conclusione, il controllo dei pensieri negativi si ottiene “equilibrandoli” opportunamente con i pensieri positivi. Ciò perché i pensieri negativi sono spontanei e automatici (inconsci) e non si possono eliminare in alcun modo, né tanto meno prevenire! E non si devono criminalizzare e soprattutto non si devono ignorare nascondendo la testa nella sabbia in quanto, proprio il sentirsi inadeguati, inefficienti, incapaci e falliti ci spinge prima o poi a rimboccarci le maniche e a fare il salto di qualità! Infatti, il balzo in avanti significativo arriva sempre soltanto dopo una crisi, mai durante i periodi spensierati della vita! Ed è pur vero che con il passare degli anni, le cadute sono in genere meno numerose e meno spaventose, grazie all’esperienza acquisita e alla maggiore capacità di sopportazione della sofferenza.
Ma è ormai risaputo che coltivare pensieri tristi rende duratura la tristezza, mentre avere pensieri gioiosi aumenta la gioia e la spensieratezza. Insomma i pensieri negativi hanno un vero e proprio effetto nocebo, al contrario di quelli positivi che hanno un effetto placebo in quanto in entrambi i casi i pensieri sono autosuggestioni, ossia comandi o segnali per il nostro inconscio.
Pertanto, più ci lamentiamo e più le cose continuano ad andare male perché ci concentriamo sulla negatività anziché sulla positività, ossia ci autosuggestioniamo in negativo. Ora, così come solo la luce è in grado di scacciare il buio, così ogni cosa negativa può essere scacciata soltanto con il suo antidoto. Ciò significa che non dobbiamo concentrarci sui perché – perché succede tutto a me, perché mi trovo in questo stato, perché sono così sfortunato, perché sono malato, perché sono senza lavoro, ecc. – in quanto è come affondare il coltello nella ferita e torturarsi inutilmente senza trovare la soluzione dei nostri problemi. Invece dobbiamo pensare a “come” rimediare, “come” scacciare il buio dalla nostra vita: dobbiamo concentrarci sulla luce, ossia immaginare vividamente di trovarci  già oltre il tunnel!
Concentrarsi sul come risolvere i problemi anziché sul perché ci capitano certe cose ci fa passare dai programmi inconsci ed automatici che generano i pensieri negativi e che incidono per circa il 90% sulla nostra realtà, all’attenzione consapevole che ci consente di essere presenti nel qui e ora e quindi ci porta ai pensieri positivi, che come dicevamo all’inizio, sono volontari, per esempio all’immaginazione creativa e ai mantra.
Prestare attenzione a ciò che si sta facendo, anziché agire col pilota automatico, è l’unico modo veramente efficace per contrastare sul nascere l’insorgere della paura e dei pensieri negativi che sono causati dai condizionamenti inconsci, ossia dalle credenze limitanti acquisite durante l’infanzia e che angustiano la nostra vita anche da adulti.
L’attenzione consapevole deve essere rivolta anche e soprattutto al volersi bene sempre e comunque, all’accettarsi e approvarsi anche quando le cose non vanno bene, perché è proprio quando siamo scontenti di noi stessi che sorge la paura di non farcela!
E’ però importante sapere che anche i pensieri negativi, così come le emozioni che da essi scaturiscono, possono rivelarsi utili in date circostanze! Persino la rabbia, può essere utile in determinati casi! E rimuoverla del tutto sarebbe un bruttissimo affare perché non sapremmo più difenderci dagli altrui soprusi. In definitiva, qualunque caratteristica umana è dannosa soltanto quando diventa… eccessiva! Come sempre è il troppo che storpia!
Nota
(1) Sottotitolo del mio saggio motivazionale: “La felicità a portata di mano”, Boopen Editore, 2008.

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